Il torrido mese di agosto sta volgendo al termine. Mi trovo in Croazia, sulla costa dalmata, dove lavoro come accompagnatrice cicloturistica. Purtroppo durante questi viaggi sono spesso al volante più che in bicicletta. Le mie gambe scalpitano e io sogno le alte cime. Dalla finestra della casa che condivido con una dozzina di altre guide, vedo la vetta del Biocovo, un monte appartenente alla catena montuosa delle Alpi Dinariche. Desidero raggiungerla, ma le previsioni del tempo sono catastrofiche. Non posso permettermi di perdermi lassù nel mezzo di un temporale, i miei colleghi mi hanno dissuaso dall’impresa.

Piano B. Apro una cartina e un grande punto blu cattura la mia attenzione: il lago Buško. Si trova in Bosnia-Erzegovina, al confine con la Croazia. Mi piace l’idea di attraversare la frontiera in bicicletta, soprattutto perché questa è niente meno che una delle porte dell'Unione Europea. Ci sono già stata una volta, a metà degli anni Novanta, in occasione di un pellegrinaggio a Medjugorje con uno zio capriccioso che non vedeva alcun problema nel portare cinque bambini di circa dieci anni in un Paese devastato, appena uscito dalla guerra. Non ho alcun ricordo del viaggio, se non quello di alberghi più o meno scadenti e di un autobus surriscaldato che ci portò attraverso l'Europa. I due Paesi, con il loro passato travagliato, hanno ancora molto in comune, compresa la lingua, il che non è poco. Le sanguinose guerre jugoslave che li hanno contrapposti sono ancora vive nella memoria collettiva e l'idea di attraversare la linea che li separa e li unisce mi affascina.

Così ho elaborato rapidamente un itinerario: un anello di 93 chilometri, che ho scelto di completare in due giorni per passare una notte in Bosnia-Erzegovina, in un eco-lodge molto economico. Ho adattato la traccia alla mia bici da corsa – ho imparato la lezione dopo aver forato in mezzo al nulla, senza attrezzi, in cima a una montagna croata, su una strada sterrata. Cerco le strade secondarie, quelle con i solchi, in cui non si incrociano auto. Sono partita tardi, con un paio di mutande e il piumino nella borsa da bikepacking, senza luci, perché "è dietro l'angolo, arriverò presto".

Tuttavia, non avevo considerato le inevitabili sorprese che il viaggio riserva sempre alle persone impulsive. Questa breve fuga è stata animata da cani grandi e veloci, il respingimento alla frontiera, generosità a palate, l'arrivo di notte senza luci seguito da un sonno senza sogni, strade asfaltate strette e tortuose e un lago davvero, davvero blu.

Se provieni dall’Unione Europea per attraversare il confine non hai bisogno di un visto, ma devi avere un passaporto valido. Non dimenticare che alcuni valichi di frontiera sono riservati ai locali e i militari ti respingeranno. Sono stata abbastanza testarda da tentare in ogni caso e posso confermare che non è possibile attraversare queste frontiere, nemmeno con un contratto di lavoro croato.

La lingua, il BCMS (bosniaco-croato-macedone-serbo), è la stessa da entrambi i lati del confine. Mentre l'inglese è parlato quasi ovunque in Croazia, ho avuto difficoltà a trovare anglofoni, anche tra i giovani, sul versante bosniaco. Un'altra differenza significativa che ricorda che non si è più nell'Unione Europea è la valuta. Se l'euro è la moneta ufficiale in Croazia, in Bosnia-Erzegovina è necessario il marco bosniaco. Se, come me, te ne dimentichi, puoi sempre pagare in euro e ottenere il resto in marchi (a un tasso leggermente inferiore).

L'itinerario può essere percorso tutto l'anno. Ti consiglio di fare scorta di provviste a Zadvarje, dove ogni martedì si tiene un enorme e famosissimo mercato. Io non ero attrezzata per campeggiare, ma è assolutamente possibile bivaccare sulle sponde del lago Buško, che è ancora relativamente incontaminato dal turismo. Sulle sue rive si trovano anche molti alloggi economici e alcuni ristoranti. Infine, se hai tempo, puoi fare il giro del lago in bicicletta e, naturalmente, fare una nuotata!