‘Ma cosa sta facendo?!’. Molto probabilmente, avrai utilizzato questa espressione tante volte guardando le grandi corse ciclistiche: in qualche occasione, in particolar modo, è possibile che tu abbia pensato ad un tradimento tra compagni di squadra.

Il comportamento degli azzurri nella prova in linea del Mondiale di Lisbona 2001 quando c’era Simoni in fuga, gli attacchi vicendevoli di Simoni e Cunego nel Giro d’Italia 2004, i compagni di squadra che inseguono Quintana nel Tour de France 2019, Valverde che non segue Rui Costa per coprire Rodriguez nel Mondiale di Firenze 2013, Bitossi raggiunto da Basso nel Mondiale di Gap del 1972: questi sono solo alcuni degli esempi di possibili tradimenti nel mondo del ciclismo.

Questi appena elencati, però, sono solo screzi rispetto a quello che avvenne il 6 giugno 1987. Roberto Visentini, alla partenza della tappa dal Lido di Jesolo, era abbastanza tranquillo: aveva tutte le carte in regole per bissare la vittoria del Giro d’Italia 1986. Durante la discesa di Forcella di Monte Rest, però, avvenne l’inimmaginabile. Stephen Roche andò in fuga, seguendo un attacco di Salvadori, fuori classifica. Nella Carrera, la squadra di Roche e Visentini, scoppiò il panico. Il direttore sportivo Boifava chiese a Roche di desistere dal suo attacco: l’irlandese rispose che voleva solo vincere la tappa.

Si creò una situazione incredibile: in fuga c’era il secondo in classifica, compagno di squadra del leader, mentre dietro la squadra cercava di ricucire lo strappo. Nella Carrera, però, vi era Schepers, che non dava mai un cambio: questo comportamento fece spazientire ancora di più Visentini.
Quando mancavano 45 chilometri al traguardo la situazione rientrò apparentemente nella normalità. Roche venne raggiunto dai suoi compagni della Carrera, tra cui spiccavano Davide Cassani e Claudio Chiappucci. Sulle rampe della Valcalda, però, Roche attaccò di nuovo, stavolta con un gruppetto più folto. Visentini iniziò a innervosirsi: non si alimentò a dovere e lungo la salita di Cima Sappada perse definitivamente le ruote dei migliori. A fine tappa la maglia rosa passò sulle spalle di Roche, che in quella tappa guadagnò circa sei minuti sul suo compagno Visentini.

Il dado era tratto. Roche, sul podio di Sappada, venne subissato di fischi: il pubblico italiano non gradì per nulla il suo attacco. Lo stesso Cassani, compagno di Roche e Visentini, ammise di aver vissuto una delle tappe più brutte della sua lunghissima carriera.

Questa Raccolta ti permette di ripercorrere quei 222 chilometri storici. L’altimetria, molto probabilmente, ti sembrerà banale: Sappada, però, è stato un arrivo storicamente adatto ai colpi di mano, come quello compiuto da Simon Yates nel Giro d’Italia 2018. L’inglese vinse in solitaria a Sappada, ponendo un’ipoteca sul Giro, che però alla fine non conquistò (Froome capovolse i valori sul colle delle Finestre).

I primi 100 chilometri di questa Raccolta, che puoi percorrere interamente su asfalto, sono prevalentemente pianeggianti. La Forcella di Monte Rest vanta otto chilometri al 7% medio, Sella Valcalda cinque chilometri al 7% medio (con punte abbondantemente in doppia cifra) e Cima Sappada sette chilometri al 5,5% medio (ancora una volta, con tratti superiori al 10%).

Ti consiglio di completare questa Raccolta in tre giorni: potresti dormire a Spilimbergo e Tolmezzo, dove trovi buone strutture ricettive. Nella prima tappa trovi molte cittadine dove puoi fermarti: nella seconda e nella terza tappa la densità abitativa diminuisce ed è, quindi, più difficile trovare posti dove dormire e mangiare. Le stagioni migliori per affrontare questa tappa storica sono la primavera e l’autunno, che ti permettono di evitare il caldo estivo.

Jesolo e Sappada possono essere raggiunte con l’autobus: spesso puoi caricare la bici a bordo grazie ai servizi di Atvo e Dolomiti Bus.