C’è un motivo, credo, se chi va sulle Dolomiti per la prima volta ci torna poi molte altre volte. Un inspiegabile magnetismo ti attrae verso queste montagne pallide. Lo stesso richiamo ha attirato dei ciclisti olandesi sul passo di Lavazè: «Sono almeno dieci anni che veniamo in Val di Fassa d’estate» dice Daan mentre affrontiamo un tratto finalmente piano e rettilineo. Arrivano dai dintorni di Eindhoven in una dozzina «per fare le migliori salite del mondo».

La Val di Fassa e le zone limitrofe, insomma, quando ti imbarcherai in tre giorni di avventura in bikepacking, le potresti conoscere o avere già sentite. Alcuni versanti di salite ti sono magari ignoti, oppure altre zone le hai frequentate solo con gli sci ai piedi o le scarpe da trekking: eppure i monti potrebbero esserti familiari. Non che sia un’abilità particolarmente utile, ma potresti distinguere il gruppo del Catinaccio e le Pale di San Martino, il Sassolungo o il gruppo del Puez-Odle. Oppure potresti avere con te persone per cui quest’avventura trentina risulta del tutto nuova.

Più volte durante le pedalate capiterà di trovarti a bocca aperta, meravigliato della bellezza che avrai attorno. Dopo aver montato le borse sulle biciclette, data un’ultima gonfiatina alle gomme, misurata l’altezza delle selle, non resta che partire per una tre giorni da sogno su e giù per le montagne.

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