Se passi per la prima volta da queste parti probabilmente non ti colpirà granché. Perché la val di Susa non ha il fascino selvaggio di altre valli e perché qui, nel corso del Novecento, la mano dell’uomo moderno ha lasciato un segno spesso fin troppo profondo. Nella parte bassa della valle, ad esempio, scorrono due statali e un’autostrada; più in alto ci sono centinaia di chilometri di piste da sci e due trafori, uno ferroviario e uno autostradale.

Per capire ed apprezzare la val di Susa bisogna quindi fare un passo indietro e conoscerne la storia. Non sono molti i colli e i tornanti delle Alpi in cui, nello stesso punto ma a distanza di secoli, sono transitati eserciti provenienti da tutta Europa – in un caso uno anche dall’Africa – imperatori, re, principi e generali, e poi pellegrini, ma anche l’ultimo campione del ciclismo moderno ad aver completato, in carriera, la tripletta Giro-Tour-Vuelta.

Per percorrere in bici questa valle non c’è bisogno di inventarsi chissà quali tracce: i secolari passaggi da un versante all’altro di queste montagne sono testimoniati dalla fitta rete di strade che le percorrono. Sono presenti gli sterrati utilizzati un tempo da chi camminava sulla Via Francigena, c’è l’asfalto che collega città e nazioni, e ci sono i tantissimi chilometri di strade militari che oggi con il loro fondo battuto e le pendenze mai estreme sembrano essere perfette per farci girare i copertoni tassellati di una bicicletta gravel. Con in più il bonus, non così comune lungo l’arco alpino, di avere una ferrovia che percorre tutto il fondovalle da Torino a Bardonecchia, così da rendere il treno il compagno perfetto al quale affidare la logistica degli spostamenti, lasciando l’auto a casa.

Che aspetti dunque a scoprire la vera val di Susa?

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