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Cascata delle Marmore

Cascata delle Marmore

Highlight – Escursionismo

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Posizione:Terni, Umbria, Italia

Le migliori escursioni verso Cascata delle Marmore
Suggerimenti
  • La Cascata delle Marmore deve il suo nome ai sali di calcio presenti sulle rocce che sono simili a marmo bianco.
    Si tratta di una cascata a flusso controllato tra le più grandi d'Europa, l'acqua infatti copre un salto complessivo di 165 m (diviso in tre parti).

    • 25 settembre 2023

  • La Cascata delle Marmore è una cascata a flusso controllato, tra le più alte d'Europa, potendo contare su un dislivello complessivo di 165 m, suddiviso in tre salti. Si trova a circa 7,5 km di distanza da Terni, in Umbria, quasi alla fine della Valnerina, la lunga valle scavata dal fiume Nera. Il nome deriva dai sali di calcio presenti sulle rocce che sono simili a marmo bianco. Le acque della cascata sono sfruttate intensamente per la produzione di energia elettrica, nella centrale di Galleto. Questo fa sì che la cascata vera e propria non sia continuamente funzionante, ma per la maggior parte del tempo si riduce alle dimensioni di un torrente. Il bacino del lago di Piediluco funge da serbatoio idrico per la centrale, costruita nel 1929, capace di produrre energia elettrica con una potenza di circa 530 MW. Per regolare il funzionamento della centrale e per permetterne la visione a tutti, in orari e periodi definiti, la cascata viene fatta funzionare alla massima portata: un segnale acustico avvisa dell'apertura delle paratoie di regolazione, e in pochi minuti la portata aumenta fino al valore massimo. La cascata è formata dal fiume Velino che, in prossimità della frazione di Marmore, defluisce dal lago di Piediluco e si tuffa con fragore nella sottostante gola del Nera. La flora e la fauna in corrispondenza delle cascate sono tipiche della macchia mediterranea. Tuttavia, a differenza del parco fluviale del Nera, sono presenti specie di uccelli rari o addirittura unici in Italia. Essi sono: Il Merlo acquaiolo (nidifica in prossimità delle cascate sulle Alpi e sugli appennini, ma in quote ben maggiori rispetto alla cascata delle Marmore), il Martin pescatore di fiume (è rarissimo incontrarlo in Europa), Rondine montana, il Passero solitario (vive solo a ridosso delle pareti rocciose e assolate), la Ballerina bianca, la Ballerina gialla, il Martin pescatore comune, l'Usignolo, la Gallinella d'acqua, il Germano reale. Il fiume Velino percorre gran parte dell'altopiano che circonda Rieti, ma più a valle si trova naturalmente intralciato dalla presenza di massicci calcarei e dall'assenza di un adeguato letto dove scorrere; questa particolare configurazione geologica ha portato, nel corso delle ere, alla formazione, in quel tratto, di una palude stagnante nociva per la salubrità dei luoghi. Nel 271 a.C., il console romano Manio Curio Dentato ordina la costruzione di un canale (il Cavo Curiano) per far defluire le acque stagnanti in direzione del salto naturale di Marmore: da lì, l'acqua precipitava direttamente nel fiume Nera, affluente del Tevere. Tuttavia, la soluzione di questo problema ne creava un altro: in concomitanza delle piene del Velino, l'enorme quantità d'acqua trasportata dal Nera minacciava direttamente il centro abitato di Terni. Questo fu motivo di contenzioso tra le due città, tanto che nel 54 a.C. si giunse a porre la questione direttamente al Senato Romano: Rieti era rappresentata da Cicerone, Terni da Aulo Pompeo. La causa si risolse con un nulla di fatto, e le cose rimasero così per i secoli successivi. Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente ebbe fine la manutenzione del canale, il che portò a una diminuzione del deflusso delle acque e a un progressivo impaludamento della piana reatina. Dopo varie peripezie, nel 1422 un nuovo canale fu costruito per ripristinare l'originaria portata del fiume (Cavo Reatino o Cavo Gregoriano, per via dell'intervento di Gregorio XII). Papa Paolo III, nel 1545, diede mandato ad Antonio da Sangallo il Giovane di aprire un altro canale, la Cava Paolina, che però riuscì ad assolvere il proprio compito solo per cinquanta anni. Si pensò allora di ampliare la Cava Curiana e di costruire un ponte regolatore, una sorta di valvola che avrebbe permesso di regolare il deflusso delle acque. Quest'opera fu inaugurata nel 1598 da Papa Clemente VIII, che aveva affidato l'incarico progettuale a Giovanni Fontana, fratello di Domenico; ovviamente, il canale prese il nome di Cava Clementina. Nei due secoli seguenti, l'opera creò non pochi problemi alla piana sottostante, ostacolando il corretto deflusso del Nera e provocando l'allagamento delle campagne circostanti. Per ordine di Papa Pio VI, nel 1787, l'architetto Andrea Vici operò direttamente sui balzi della cascata, dandole l'aspetto attuale e risolvendo finalmente la maggior parte dei problemi. Nel XIX secolo le acque della cascata cominciarono a essere utilizzate per la loro forza motrice: nel 1896, le neonate Acciaierie di Terni alimentavano i loro meccanismi sfruttando 2 m³ d'acqua del Cavo Curiano. Negli anni successivi, la cascata cominciò a essere sfruttata intensamente per la produzione di energia idroelettrica. Sulle origini della cascata c'è una leggenda: una ninfa di nome Nera s’innamorò del bel pastore velino ma Giunone, gelosa di quest’amore, trasformò la ninfa in un fiume, che prese appunto il nome di Nera. Allora Velino, per non perdere la sua amata, si gettò a capofitto dalla rupe di Marmore. Questo salto, destinato a ripetersi per l'eternità, si replica ora nella Cascata delle Marmore.

    • 22 settembre 2015

  • Cascate molto belle. Prestare attenzione agli orari di apertura. Ingresso 10€.

    Tradotto daVedi originale
    • 13 aprile 2018

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